Tecnologia e dignità

TEDx Academy Speaking

La conversazione intorno disoccupazione tecnologica, la quale presuppone che vedremo una crescente tensione sociale a causa dell’automazione che sostituirà il lavoro umano in tutti i settori, nasconde un problema più fondamentale. La tecnologia deve essere progettata e implementata al fine di sostenere la dignità umana, la realizzazione di vite sostenibile e piene di significato, e la creazione di comunità resilienti.

Ho parlato di questo alla conferenza TEDx Academy ad Atene. La conferenza è stata organizzata in maniera impeccabile e magistralmente curata da Niki Siropoulou e la Megaron Concert Hall, strapiena con quasi 2000 partecipanti fu testimone della della società greca assetata di stimoli intellettuali costruttivi e stimolanti che chiamano all’azione. L’ambiente era dolorosamente appropriato in una Grecia ancora scossa dalla confusione e ipocrita conclusione di un’estate di crisi finanziaria, controlli sui capitali, ed elezioni straordinarie con conseguente governo espresso dai voti di circa il 20% della popolazione.

Square

È ora che ci rendiamo conto che la velocità di cambiamento che la tecnologia impone alle aziende, che devono continuare a competere per la sopravvivenza in un mondo collegato a livello globale, può superare le capacità di adattamento dei suoi lavoratori. La soluzione più semplice di licenziare strati e strati di lavoratori che sono stati giudicati improduttivi, non può essere una soluzione in una società che non dà loro la possibilità e il tempo sufficiente per trovare un nuovo scopo e la passione che sono necessari per supportare loro e le loro famiglie. Il peso psicologico di non essere all’altezza di aspettative impossibili in un mondo aziendale indifferente pone un onere insostenibile per le persone che devono essere messe in grado di mantenere la loro percezione di autostima. Punire una persona etichettandola “disoccupato” è inaccettabile e deve diventare un insulto, sulla lista nera con altre che esprimono  pregiudizio e discriminazione. (Molte persone con cui ho avuto conversazioni in Grecia implicitamente intendevano questo quando  alle mie domande sul loro lavoro rispondevano spesso: “Quest’anno ho deciso di lavorare di meno, e dedicare il mio tempo a studiare, alla mia famiglia, ed ad esperienze che altrimenti non avrei potuto fare”, elegantemente adattando il loro linguaggio alla nuova normalità.)

È improbabile che funzioni la soluzione di imporre requisiti aggiuntivi alle imprese che hanno necessità di muoversi agilmente, a meno che non smontiamo l’attuale sistema interconnesso del commercio mondiale di beni e servizi. Di conseguenza, è la responsabilità della società aprire una conversazione ampia e profonda, con coraggio e trasparenza su un nuovo contratto sociale che riconosce la necessità di dare supporto agli individui, per costruire comunità solidali e inclusive.

Il video del discorso sarà disponibile a breve, così come la sua trascrizione.

1 commento su “Tecnologia e dignità”

  1. Sicuramente il tema della disoccupazione tecnologica è una dei più importanti e dei più sottovalutati dei nostri tempi. La politica e gli imprenditori faticano a valutare l’impatto che le tecnologie esponenziali stanno già avendo sul potere d’acquisto delle classe media, la redistribuzione della ricchezza, i posti di lavoro a cui tale classe media attingeva (quelli posti nel mezzo della piramide occupazionale, i più proficui per chi aveva una preparazione media), in altre parole, stiamo sottovalutando il “grande disaccoppiamento”, del PIL dagli stipendi mediani, della crescita dall’occupazione (jobless recovery). Di questo post apprezzo molto la menzione della necessità di ridiscutere con l’imprenditoria un nuovo patto sociale, per riconoscere la nuova realtà che robotica ed intelligenza artificiale ci stanno ponendo di fronte, e che vedono il lavoro sempre più in crisi nella sua funzione di redistribuzione dei redditi, di cinghia di raccordo fra produzione e consumi.

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